Ossa edibili, frattaglie, carne cruda, organi: la dieta BARF è una proposta alimentare per cani (e non solo) molto wild che può apparire controversa ma che, in realtà, ha fondamento scientifico e viene portata avanti da moltissime famiglie in tutto il mondo; e con grande soddisfazione.
L’acronimo BARF sta per Bones And Raw Food: quindi, “ossa e cibo crudo”. In effetti, si parla anche di Raw Feeding, cioè alimentazione a crudo. Ma da dove salta fuori un’alternativa del genere e quali sono le sue qualità?
BARF: una storia contemporanea
Come spesso succede, la modernità prende spunto dalle abitudini più antiche ed ancestrali, guardando all’essenza delle cose e allontanandosi da concept “di comodo” che passano per processi complessi e che diamo per scontati. Lontano da barattoli di latta, alimenti industriali, conservanti e liste di ingredienti non sempre trasparenti, la BARF è stata concepita come una nutrizione di qualità che offre non solo il meglio delle proteine e dell’apporto calorico ai nostri amici a quattro zampe (inclusi gatti, furetti e altri carnivori) ma anche qualcosa di particolarmente appetibile e desiderabile dal loro punto di vista. Tecnicamente, come si dice, è un win-win, una scelta vantaggiosa per tutti dove gusto e proprietà nutritive si incontrano.
Il “padre del raw pet food” è il veterinario nutrizionista australiano Ian Billinghurst, anche agronomo e specializzato in chirurgia. Il suo intento è stato proprio quello di formulare un’alternativa alla classica alimentazione a base di crocchette e scatolette. L’acronimo BARF, però, viene attribuito alla canadese Debbie Tripp. Tutto è nato partendo da un presupposto semplice: in natura, i carnivori si alimentano con carne cruda ed è da lì che traggono tutti i nutrienti che vanno a sostentare l’organismo.
Naturalmente, come in tutte le scelte forti, esistono pro e contro da conoscere e valutare. Cerchiamo di capirci di più.
Come si struttura la BARF
Nascendo in critica ai mangimi industriali, la BARF si fonda su quello che viene definito “quinto quarto“, ossia tutte quelle parti animali che non rientrano nei classici tagli tradizionali: ossa, frattaglie, organi ma, soprattutto, carne rigorosamente cruda. Questo perché si ritiene che i cibi troppo processati e sottoposti a calore perdano una parte dei nutrienti originari, costringendo i produttori ad un’aggiunta di vitamine, sali minerali e altri micronutrienti per bilanciare il risultato finale. Per Billinghurst, una carne non cotta è quanto di più vicino ad un cibo “biologicamente appropriato” per il cane (e i carnivori in generale) poiché è attraverso di essa che si è evoluto nel corso della sua esistenza, discesa certamente da antichissime popolazioni animali selvatiche. D’altronde, cambiano fortemente anche odori e sapori; lo si nota subito quanto un cane senta dirompente il richiamo dell’alimentazione raw, quando gliela si propone.
Generalmente, la BARF si bilancia più o meno in questo modo:
- dal 60 all’80% di ossa con abbondante polpa di carne (fino al 50%);
- dal 20 al 40% di carne, uova, frattaglie ma anche frutta e verdura.
Naturalmente, potrebbe essere sconveniente e/o pericoloso dare ai nostri pet carcasse di animali fragili e che si spezzettano: è risaputo, ad esempio, che le ossa di pollo e di coniglio possono causare ferite alla lingua, all’interno del cavo orale o, peggio, perforazioni gastriche o intestinali; lo stesso può accadere con unghie, squame, penne e altre parti “di scarto”. Ecco perché è fondamentale rivolgersi ad un esperto nutrizionista per creare la perfetta dieta BARF, bilanciata e personalizzata in base alle esigenze del proprio peloso.
Per i cani, in genere, si opta per pezzi di carne cruda di grandi animali che, ovviamente, in natura non sarebbero in grado di cacciare: in questo caso si parla, più che altro, di un buon compromesso. C’è persino chi sceglie la semi-BARF dove l’alimentazione tradizionale viene integrata e intervallata con quella raw. Si va, quindi, di bovino (muscoli, ossa e frattaglie crude), agnello, capra, pollo e coniglio (con le giuste accortezze), selvaggina (privata dell’intestino), pesce intero (ma anche teste e filetti), erbe aromatiche (prezzemolo, finocchio), verdure e ortaggi (vegetali a foglia verde, cetrioli, zucca e zucchine, carote). Anche maiale e tonno sono molto impiegati in questo tipo di dieta.
Pro, contro e precauzioni
Quello che devi sapere è che un cane abituato ad una dieta tradizionale non può, improvvisamente, passare alla BARF. Il tratto gastrointestinale potrebbe risentirne, anche in maniera importante: parlane con un veterinario nutrizionista, saprà indicarti come muoverti in questa direzione in maniera graduale e consapevole. Attraverso un’anamnesi e un approfondimento della storia medica documentale del tuo cucciolo, suo sarà anche il compito di valutare la presenza di eventuali allergie alimentari da tenere in conto.
Per gli estimatori di questo tipo di alimentazione, i benefici riscontrati sono tantissimi: denti più sani (riduzione del tartaro), meno parassiti, maggiore qualità dell’attività motoria grazie a ossa e muscoli più forti (minore predisposizione all’artrosi), meno odori sgradevoli (pelo, alito etc), sistema immunitario rinvigorito, riduzione del rischio di torsioni intestinali (grande problema dei cani di grossa taglia), manto più lucido e buon supporto alla crescita degli esemplari più giovani. C’è chi riferisce anche un calo dell’aggressività – in soggetti predisposti – derivante dall’appagamento generato da questo tipo di alimentazione che risulterebbe persino più facilmente digeribile rispetto ai croccantini.
Chi non sotiene la BARF, invece, parla di possibili squilibri nutrizionali e di maggior predisposizione ad incidenti del tipo di perforazioni intestinali, zoonosi e, in generale, infezioni contratte attraverso la carne cruda. Rischi effettivi ma che possono essere evitati affidandosi ad un nutrizionista e portando a casa soltanto cibo sicuro, fresco e assolutamente non deperito; è possibile ricorrere anche al congelamento. Come detto, poi, almeno inizialmente è importante scartare lische, ossa di piccoli animali e parti che potrebbero venire inghiottite intere in preda alla voracità.
Per informarti puoi anche riferirti alla Raw Feeding Veterinary Society, un ente britannico con 10 anni di storia alle spalle sul concetto BARF e sull’alimentazione naturale veterinaria in generale.