Quello che abbiamo imparato a scuola è vero: quando parliamo di colori caldi e freddi ci riferiamo a zone specifiche della scala cromatica che siano in grado di comunicare una certa “temperatura”. Le tonalità che contengono una componente di giallo e/o di rosso e, di conseguenza, di arancione si definiscono calde. Quelle che, invece, contengono una componente di blu – nelle sue tantissime sfumature – si definiscono fredde.
Intuitivamente è facile da ricordare: rimandano all’arancio le fiamme di un incendio e si colora di un blu sempre più intenso il cielo notturno, quello che ci concede un po’ di tregua dalla calura estiva. Ma cosa ha a che fare tutto questo con le stagioni? E con l’armocromia?
I colori delle stagioni
Quando pensiamo all’estate o alla primavera ci saltano in mente spontaneamente immagini con colori accesi, anche “eccessivi”, di valore chiaro anche quando scuri e capaci di illuminare gli ambienti, sia all’aperto che al chiuso. Un concetto che possiamo applicare anche alle nostre caratteristiche cromatiche o a quelle dei nostri amici a quattro zampe. Colori caldi e luminosi (beige, albicocca ma anche alcune sfumature del blu) identificano la primavera mentre una palette fatta di tipologie di biondo nelle sue varie gradazioni o di castano/cioccolato chiaro va a definire un profilo estivo che può comprendere anche un rosato o un azzurro/turchese.
Le tonalità virano verso pigmenti più scuri con i profili autunnali che si tingono di arancio, verde, sfumature più calde del beige e, in generale, tutte le variazioni cromatiche che troveremmo nel tappeto erboso di un bosco illuminato da un tramonto. Le identità invernali mantengono questa intenzione cromatica ma orientandola verso una qualità più fredda, con incarnato chiaro a contrasto con occhi e capelli (manto per i nostri cani) decisamente scuri.
Non stupisce, quindi, che la teoria dei colori passi anche per l’analisi dell’impatto sulla nostra psiche: esistono nuance energizzanti e infondenti positività (come il giallo), riequilibranti (come il verde) o calmanti e rilassanti (come il blu).
Il potere dell’armocromia
L’armocromia è lo studio dell’utilizzo del colore per valorizzare punti di forza e mettere in ombra eventuali difetti a seconda delle proprie specifiche caratteristiche e delle stagioni in corso. È una tecnica da sempre molto applicata nel mondo della moda e che resta valida anche per i nostri coinquilini pelosi: in questo modo diventa più facile abbinare un completo, un guinzaglio, un cappottino o qualunque altro accessorio in base alle loro caratteristiche più identitarie.
In generale, l’armocromia lavora per ripetizione o per contrasto. I profili primaverili, ad esempio, hanno una palette molto variegata che comprende colori caldi e freddi ma che evita, di solito, il grigio e il nero. Quelli estivi si abbinano perfettamente a note cipriate, pastello e madreperlate. Un’identità autunnale va a nozze con sfumature aranciate, numerose intensità di verde e wild. Un profilo invernale, infine, può davvero spaziare attraverso tutto l’arco cromatico, ma tenendosi lontano da grigi e aranciati.
Sottogruppi e tipicità
Un manto chiaro, in sostanza, può identificarsi in un profilo invernale o primaverile a seconda dell’incarnato a cui si accompagna: chiaro, nel primo caso, più scuro, nel secondo. Ecco che ritorna la questione della temperatura! Allo stesso modo, anche un mantello nero o focato può contestualizzarsi diversamente. Ed esistono, poi, tanti altri sottogruppi che variano di profilo in profilo e che possono essere valorizzati diversamente a seconda dell’ambiente in cui ci si trova (aperto, chiuso, luce naturale o artificiale etc), della situazione meteo (cielo plumbeo o stellato, irradiato dal sole o nebbioso etc) e, ovviamente, della stagione in corso.
Insomma, si parla tanto di armocromia, dello studio dei colori caldi e freddi e della stagionalità, ma non è una materia così semplice: si tratta, anzi, di un interessantissimo e peculiare segmento del fashion che gira intorno ad un’infinità di variabili!