Nell’ambito dell’educazione del cane si parla molto poco del ruolo del contatto visivo. Eppure, è una componente fondamentale per instaurare reciprocamente complicità e fiducia.

Il tuo cane distoglie lo sguardo quando lo fissi negli occhi? O, al contrario, ti sfida e sembra diventare quasi aggressivo?

Studiare il suo comportamento, anche nelle piccole cose, significa imparare a capirlo nel profondo.

L’importanza dello sguardo

Cani e contatto visivo

Noi umani diamo un’importanza incredibile agli sguardi e a come vengono messi in atto: diretti, timidi, sornioni, ghignanti, ad ogni tipologia diamo interpretazioni e significati diversi.

In un certo senso, questo succede anche con i nostri cani, anche se a un altro livello.

Innanzitutto, va chiarito e ricordato che ognuno ha una propria storia, indole e personalità, per cui è possibile dare delle indicazioni generali ma, poi, bisogna contestualizzare di caso in caso.

Stabilire un contatto visivo con il proprio cane significa aprire una linea di comunicazione diretta con lui, senza sovrastrutture e molto istintiva: per farlo, ci si può esercitare con delle sessioni a base di richieste di attenzioni (cioè, di sguardi) e premietti golosi (rinforzo positivo) in modo che il nostro amico associ all’azione desiderata un buon motivo per eseguirla; in molti casi, cani paurosi o troppo impetuosi possono trovare “rifugio” nello sguardo del padrone e, anzi, cercarlo di proposito per comunicargli un disagio. È una situazione abbastanza classica ed è per questo che è importantissimo imparare anche a decodificare le occhiate dei nostri amici.

D’altronde, ne vale la pena: secondo uno studio condotto all’Azabu University (Giappone), le interazioni visive, tattili e/o vocali tra cani e padroni scatenano l’ossitocina, l'”ormone dell’amore”, che sembra più abbondante nelle coppie in cui il contatto viene mantenuto più a lungo!

Ma ci sono cani molto timorosi o, peggio, traumatizzati che proprio non riescono a mantenere lo sguardo del padrone percependolo come intimidatorio; altri, al contrario, sembrano prendere forza da quel momento e accennare atteggiamenti addirittura aggressivi. Come comportarsi in questi casi?

Cani paurosi o aggressivi: come indirizzare il contatto visivo

Non istruire il cane al contatto visivo significa lasciare che lo interpreti a modo suo; e questo vuol dire, nella stragrande maggioranza dei casi, portare il nostro cucciolo ad associare allo sguardo fisso e prolungato un atteggiamento intimidatorio o di sfida.

Stabilito, quindi, il ruolo educativo in questo contesto, bisogna capire come comportarsi quando un cane, nonostante la buona impostazione, rifugge completamente il nostro occhi-negli-occhi. È tutta questione di pazienza e fiducia. Anche il cucciolo più timoroso, con il tempo, può imparare a capire che dietro la ricerca del suo sguardo si nasconde un istinto protettivo, di complicità: quindi, non bisogna insistere troppo ma, allo stesso tempo, è necessario lavorare sulla ripetitività dell’azione, sul premio e sul rispetto reciproco. Un cane che si fida del suo padrone entrerà più facilmente in contatto con lui, in tutti i sensi. Anzi, alcuni studi hanno rivelato che i quattro zampe tendono ad evitare visivamente le persone a cui non sono particolarmente legati o affezionati: approfondire, quindi, il rapporto è fondamentale.

Quando, invece, abbiamo a che fare con un animale dominante, le cose funzionano all’inverso: studiando il comportamento dei cani che si incontrano per la prima volta, infatti, è stato scoperto che sono i subordinati, come si definiscono in gergo, ad abbassare lo sguardo per primi; se continuano ad essere fissati possono mordere per paura, perché non riescono a capire per quale motivo il loro segnale non venga ben interpretato. È quello che bisogna tenere presente anche nel rapporto con gli umani. I cani dominanti non distolgono lo sguardo e lo usano come mezzo per incutere paura, talvolta arrivando perfino a mostrare i denti. In questo caso, muoversi in autonomia potrebbe essere rischioso, per cui il consiglio è di rivolgersi ad un veterinario comportamentalista che possa andare alla radice del problema e suggerire come procedere.

Questione di razza

C’è un altro studio interessante che vale la pena citare ed è quello condotto dagli etologi della Eötvös Loránd University di Budapest: stando a quanto è emerso, la forma del cranio, la razza, l’età e la propensione al gioco influenzerebbero la rapidità della ricerca del contatto visivo con il padrone. Addirittura, i quattro zampe dal muso corto sarebbero – per una serie di fattori – più inclini a guardarci negli occhi, rivelandosi perciò perfetti per lavorare insieme all’uomo in diversi contesti.

Quelli in cui è stata riscontrata più fatica nel focalizzare l’attenzione erano i vecchietti, in conseguenza alle varie contingenze legate all’età.