Condividere la vita con un animale domestico è un’esperienza arricchente, intensa, impegnativa. Sono tantissime le famiglie che preferiscono adottare un amico al canile ma, per molti appassionati, l’imperativo è una razza in particolare. A cosa serve, in questo caso, il pedigree di un cane? Viene sempre rilasciato?

Partiamo innanzitutto con una precisazione: per un cane di razza, il pedigree è un documento non solo molto importante ma anche obbligatorio. Sebbene ogni Stato abbia una sua regolamentazione specifica in merito, va ricordato che in Europa è vietato vendere cuccioli di razza senza pedigree (decreto legislativo n. 529, del 30 dicembre 1992 a disciplina delle condizioni zootecniche e genealogiche per la commercializzazione degli animali di razza). Ed è una normativa che riguarda moltissimi animali, non solo i cani.

Pedigree: un nome curioso

Pedigree del cane: a cosa serve e quando viene rilasciato?

Le origini di questo documento si perdono nei secoli.

Si ritiene che il termine risalga al 1400 circa e derivi dal francese pied de grue (“zampa di gru”) a sua volta riferito al fatto che, in antichità, gli alberi genealogici venivano riportati sui manoscritti nella tipica schematizzazione ad albero fatta di linee rette e biforcazioni. Questo documento, quindi, sin dalle sue primissime formulazioni, ha sempre avuto lo scopo di riportare la genealogia di un animale, elencandone quanti più antenati possibili: i primi destinatari di questi speciali libri geneaologici furono i cavalli da corsa inglesi ma, con il tempo, gli allevatori hanno cominciato ad estendere la pratica anche ad altri tipi di animali, soprattutto domestici, per avere maggior controllo sulla selezione. Perché un pedigree è molto più di un semplice attestato per cani “nobili” o da esposizione.

L’importanza del pedigree

È l’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) a rilasciare il pedigree, certificando l’iscrizione del cane ai libri genealogici. Su questa particolare carta d’identità canina – molto più dettagliata di quella umana – sono riportati diversi dati:

  • la razza di appartenenza;
  • le generalità del cane (inclusa la sua data di nascita);
  • i genitori;
  • gli antenati (nonni, bisnonni etc);
  • il nome e i riferimenti dell’allevatore.

Si tratta, quindi, di un approfondimento genealogico, ma non solo.

Vengono riferiti anche eventuali “primati” degli antenati, ad esempio specificando chi sia stato, in Italia o all’estero, campione di bellezza in qualche expo. Inoltre, da questo documento è possibile risalire al proprietario della mamma del cane al momento della sua nascita e ad alcune annotazioni sanitarie importanti (anche se, purtroppo, insufficienti per una panoramica davvero completa). Viene, infatti, posto un timbro per il controllo della displasia (solo sul cane a cui è intestato il pedigree, non ci sono informazioni al riguardo per la genealogia), mentre il resto dei dati sanitari è lasciato a discrezione di allevatori e proprietari; e questo rappresenta un po’ anche il limite di questa certificazione.

Mentre per la madre del cane sono forniti molti dati dettagliati, infatti, non è sempre obbligatorio che il pedigree contenga altrettanto riguardo al padre, né che siano elencate eventuali malattie (ereditarie o meno) degli antenati che potrebbero ripresentarsi nel cucciolo che si decide di portare a casa. Molti proprietari optano per test del DNA privati; tuttavia, essendo molto costosi, è una pratica alquanto rara.

Indirettamente, però, un pedigree può comunque essere utile per farsi un’idea della storia genetica del proprio cane: gli allevatori seri conducono periodicamente dei controlli sui propri animali, escludendo la riproduzione tra esemplari affetti da problemi di salute.

Costi e procedure

Diffida sempre degli allevatori o dei negozi che fanno prezzi diversi per cani con e senza pedigree: come anticipato, la legge stabilisce che un cane possa essere definito realmente di razza soltanto se certificato. Questo perché le caratteristiche estetiche e morfologiche non hanno alcun reale valore a livello genetico: ci sono meticci che sembrano di razza, eppure provengono da incroci; e la cosa diventa palese nel momento in cui diventano genitori di altri cuccioli. La spesa per l’ottenimento di questo documento, oltretutto, non è altissima: tra moduli, diritti di segreteria ed altro, è pari a non più di 50 euro.

I modelli da riempire differiscono per alcune caratteristiche.

  • Modello A – Denuncia di Monta, riporta i dati dei genitori e dei relativi proprietari, la data dell’accoppiamento e il numero di cuccioli. Va inviato all’ENCI entro 25 giorni dalla nascita, pena la non iscrizione nei libri genealogici. Viene firmato dall’allevatore e dal proprietario del padre.
  • Modello B – Denuncia di Cucciolata, dove vengono riportati solo i dati della madre e dei cuccioli, senza precise indicazioni sul padre. Sono inclusi anche numeri di microchip, nomi, sesso e descrizioni dei piccoli, oltre ad eventuali dati dei nuovi proprietari. La compilazione è a cura dell’allevatore e l’invio alla delegazione ENCI territoriale deve avvenire entro 90 giorni dalla nascita.

Ogni cane è speciale a modo suo e non c’è razza o certificazione che possa avere a che fare con l’affetto, la complicità e la relazione che si instaurerà con lui. Ma se la tua intenzione è di portare a casa un cucciolo di razza, assicurati che abbia tutti i documenti necessari: in questo modo sarà anche più facile contrastare il tremendo traffico di cuccioli provenienti da allevatori senza scrupoli.